L’esame di maturità rappresenta per ogni studente italiano un momento di svolta: il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, dalla scuola al mondo universitario o lavorativo. Ma questa prova non è rimasta immutata nel tempo. Al contrario, è stata oggetto di numerose riforme che ne hanno modificato struttura, contenuti e modalità. Confrontare la maturità di ieri con quella di oggi significa anche analizzare come sia cambiata la visione dell’istruzione, il ruolo della scuola e le aspettative nei confronti dei giovani.
La Maturità di Ieri: Tradizione e Rigorosità
Fino agli anni ’90 e primi 2000, l’esame di Stato era noto per la sua struttura rigida e standardizzata. Le prove scritte erano tre: il tema d’italiano, la seconda prova scritta (specifica per ogni indirizzo scolastico) e la temuta terza prova, detta anche “quizzone”. Quest’ultima includeva domande su diverse materie non affrontate nelle altre due prove, scelte dalla commissione, e serviva a testare l’ampiezza delle conoscenze.
Oltre agli scritti, c’era l’orale, spesso temuto per la sua imprevedibilità. Negli anni ’90 e 2000 era prassi iniziare con la tesina, un elaborato multidisciplinare che lo studente preparava su un argomento a scelta, per poi affrontare un colloquio che poteva spaziare su tutte le materie.
L’intera commissione era composta da membri esterni, con un presidente anch’esso esterno, il che contribuiva a rendere l’atmosfera dell’esame particolarmente tesa e carica di aspettative.
La Maturità di Oggi: Più Competenza, Meno Nozionismo
Negli ultimi dieci anni, la maturità è cambiata profondamente. La riforma più significativa è quella introdotta con il Decreto Legislativo 62/2017, applicata per la prima volta nel 2019. Questa ha ridotto le prove scritte da tre a due e ha eliminato la tesina.
La prima prova è rimasta il tema d’italiano, ma con tracce rinnovate per stimolare il pensiero critico, la comprensione del testo e la capacità argomentativa. La seconda prova è rimasta specifica per ciascun indirizzo, ma è ora elaborata direttamente dal Ministero, riducendo l’autonomia delle singole commissioni.
La terza prova è stata eliminata, insieme alla tesina. Al loro posto è arrivato un colloquio orale strutturato che parte da un materiale assegnato dalla commissione (un testo, un’immagine, un problema o un documento) e prosegue con domande pluridisciplinari. Si valutano anche le competenze trasversali, i percorsi di alternanza scuola-lavoro (ora “PCTO”) e, dal 2019, anche i risultati delle prove Invalsi di italiano, matematica e inglese.
Un altro cambiamento significativo riguarda la commissione, oggi composta per due terzi da membri interni, con un presidente esterno. Questo ha reso l’esame più gestibile per gli studenti, ma anche più criticato da chi ritiene che si sia perso in oggettività e rigore.
Vantaggi e Criticità del Nuovo Modello
La nuova maturità punta a valorizzare le competenze, la capacità di collegamento tra discipline e il pensiero critico, abbandonando il nozionismo. Lo studente è chiamato a dimostrare non solo cosa sa, ma come ragiona e applica ciò che ha appreso.
Tuttavia, questo modello non è privo di criticità. Alcuni docenti lamentano una riduzione del livello di difficoltà, mentre altri sottolineano la disomogeneità delle valutazioni tra scuole diverse. Anche l’eliminazione della tesina, per molti, ha tolto agli studenti un’occasione per esprimere creatività e approfondimento personale.
L’Influenza della Pandemia
Tra il 2020 e il 2022, la pandemia di Covid-19 ha imposto ulteriori modifiche. Per due anni l’esame è stato semplificato, con soli colloqui orali o una sola prova scritta seguita dall’orale. Queste variazioni, seppur temporanee, hanno riaperto il dibattito sull’efficacia e la credibilità dell’esame.
Nel 2023 e 2024, si è tornati al modello a due prove scritte e orale, ma restano aperte le riflessioni su come rendere questa prova più equa e formativa per tutti.
Maturità e Futuro: Verso un’Esame Più Orientativo?
In un contesto scolastico sempre più orientato alle soft skills e all’apprendimento permanente, c’è chi propone una maturità orientativa, capace di aiutare i giovani a scegliere meglio il loro futuro percorso, sia universitario che lavorativo.
L’esame potrebbe diventare meno “giudicante” e più utile a valorizzare il percorso scolastico svolto, con una maggiore personalizzazione delle prove in base alle inclinazioni dello studente.
Conclusione
La maturità, ieri come oggi, rimane un passaggio fondamentale nel percorso formativo degli studenti italiani. Se un tempo era sinonimo di nozionismo e formalità, oggi cerca di essere più inclusiva, flessibile e orientata alle competenze. Il dibattito resta aperto, ma una cosa è certa: l’esame di Stato continua a rappresentare un rito di passaggio e un’occasione per riflettere sul valore della scuola nella costruzione del futuro.